valle Varenna, Pegli
Genova, 28 aprile 2004
Spett. le Corpo Forestale dello Stato
Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale
oggetto: valle Varenna, Pegli
Gli scriventi Comitati, da anni attivi nella salvaguardia e nella valorizzazione
del loro territorio, hanno ora intrapreso un'azione sulla valle Varenna, interessando a
tal fine le Amministrazioni locali - il Comune di Genova anzitutto. Al riguardo è
previsto a breve un pubblico incontro sull'argomento, cui il Sindaco Prof. Pericu ha
già dato la propria adesione, e al quale sarà nostra premura invitarVi non appena
avremo definita la data. Come è noto, la valle Varenna si stende alle spalle
dell'abitato di Pegli e da sempre ne rappresenta il naturale entroterra. I suoi notevoli
pregi naturalistici ed ambientali, unitamente ai valori di storia, cultura e tradizione
che legano i Pegliesi ai loro monti, fanno della valle Varenna una straordinaria
risorsa, un bene prezioso che in quanto tale si intende preservare e, se possibile,
valorizzare. In questa ottica e con questo spirito i Comitati e le Associazioni di Pegli
si appellano a codesto Ente perché, nell'ambito delle competenze che gli sono
proprie (ed anche contando sulla collaborazione degli scriventi), voglia condurre le
azioni ritenute più idonee, con riferimento ai punti di seguito segnalati.
1. Controllo ecologico-ambientale dei corsi d'acqua e dei boschi. La valle
Varenna e le convalli di rio Gambaro (loc. Cantalupo) e rio Gandolfi (loc.
Baracche) nella stagione estiva sono meta frequente di gitanti e bagnanti.
Mentre gli uni si rivelano di regola rispettosi dell'ambiente, gli altri in alcuni
casi tengono comportamenti incivili: bivaccano accendendo fuochi, tagliano
alberi, lasciano abbondanti tracce della loro permanenza (resti di cibo, oggetti
di plastica e vetro, materassini, tende da campeggio, indumenti, asciugamani
e quant'altro), senza alcun riguardo non solo per l'ambiente ma neppure per il
prossimo - ovvero le altre persone (e sono i più) che amerebbero accostarsi a
questi luoghi ritrovandoli intatti. Si tratta di un fenomeno che riguarda ambiti
per lo più raggiungibili solo a piedi lungo itinerari escursionistici (solo in un
caso l'ambito è prossimo alla carrozzabile di fondovalle), che all'occorrenza
potremo puntualmente indicarVi onde operare le necessarie ispezioni. C'è poi
il problema delle discariche abusive di materiali edili e altro lungo le sponde
in prossimità della carrozzabile: anche qui ci sono tratti abitualmente soggetti
al fenomeno, che sono del resto facilmente individuabili anche ad una
sommaria ispezione.
2. Controllo e messa a regime dell'allevamento brado di ovini. Un vasto ambito
della valle Varenna è interessato da allevamento di ovini (pecore) esercitato
in forma brada. Incentrato in località Casellin (sponda destra, a monte del
guado che dà accesso alla ex cava di Pian di Carlo), dove risiede il pastore e
ha sede l'ovile, l'attività sconfina sistematicamente invadendo le zone
limitrofe. Non occorre dire con quali conseguenze, per altro ben note anche
per il verificarsi di consimili casi nel territorio della provincia di Genova. Si
chiede se non sia possibile intervenire - eventualmente con quali mezzi e
modalità - al fine di conciliare detta pratica (cui va comunque riconosciuto
diritto di esercizio, trattandosi di attività riconducibile a quelle residue forme
di economia rurale e montana ancora perseguibili) con un criterio di
sostenibilità e compatibilità ambientale.
3. Controllo del taglio boschivo. I boschi - a parte qualche residua frangia a
fustaia - si presentano per lo più degradati dai tagli intensivi operati in
epoche trascorse. Oggi in generale vige l'abbandono di quello che un tempo
era il bosco produttivo (castagneto). In un caso tuttavia (che ci riserviamo di
segnalare) si sta conducendo un'azione intensiva e indiscriminata di taglio,
destinata a produrre gravi conseguenze sul patrimonio boschivo e sulla
copertura vegetale di un ambito esteso. Si chiede se sia possibile reprimere il
fenomeno, anche in questo caso favorendo un indirizzo della pratica di taglio
e sfruttamento (di per sé non assolutamente da condannare) verso forme
razionali e controllate, ispirate a criteri di sostenibilità e compatibilità
ambientale.
4. Infine, ma non ultimo, il degrado indotto dal dilagare della malattia del pino.
Estese zone a pineta ne sono colpite, sembra di capire, con scarse o nulle
possibilità di contrasto. Si chiede dunque se non sia il caso di programmare e
dare finalmente corso a sistematiche campagne di rimboschimento, con la
definitiva sostituzione delle specie conifere d'importazione con specie
autoctone del tipo rovere (roverella), frassino, carpino ecc. A questo riguardo,
poiché diversamente dai punti sopra elencati, in questo caso non si tratta di
compiti di polizia quanto di forestazione (e più in generale di bonifica e
sistemazione anche idro-geologica dei versanti boscati), sarebbe nostro
intendimento - sentito in merito un Vostro autorevole parere - farci
promotori di una sessione di studi sul tema, coinvolgendo i soggetti a vario
titolo competenti (dall'Università alla Provincia di Genova), con l'obiettivo
di mettere preliminarmente a fuoco le suddette problematiche,
individuandone le misure risolutive.
Restiamo in attesa di un Vostro riscontro e inviamo distinti saluti
Il Presidente
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