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il Caffaro
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cave Val Varenna, Pegli
sottolineatura

Genova, 8 marzo 2003

           Al Coordinatore della Commissione Urbanistica
           Circoscrizione VII Ponente

           oggetto: cave Val Varenna, Pegli

           Gli scriventi Comitati sono vivamente preoccupati per il protrarsi dell'attività della cava Tana dei Banditi, che sembra abbia recentemente presentato un piano di coltivazione per l'ulteriore durata di sei anni, in vista tra l'altro di appalti per la fornitura di ingenti quantità di tout-venant da massicciata contemplati dalle FF.SS. nel progetto di prolungamento della bretella Voltri-Borzoli fino a S. Pier d'Arena.

           Gli scriventi osservano che tutto questo è in patente contrasto con quanto sancito dal P.T.C. delle cave della Regione Liguria approvato in data 29.02.2000 sulla base del voto del C.T.R. n.3 del 17.11, 24.11 e 02.12.1999, che così recitava (Scheda 67, cava Tana dei Banditi): "omissis... nell'imprescindibile intento di conseguire una progettazione tesa alla messa in sicurezza del fronte di cava e al miglioramento dell'inserimento definitivo del relativo areale nel contesto paesistico- ambientale, si ritiene che la cava debba essere riclassificata da tipo B a tipo D, consentendo peraltro un'escavazione in quantità strettamente funzionale ai fini anzidetti, tenuto conto anche dei rilievi di carattere urbanistico formulati dal Comune di Genova".

           Il prolungarsi nel tempo di tale attività, con il concomitante superamento dei limiti dettati dal P.T.C. (la quota di 400 m s.l.m. ed il crinale di levante della dorsale Costa Colletta-cappella di S.Bernardo), sono circostanze che sollevano grave preoccupazione in ordine agli aspetti di seguito indicati.

           1) In un territorio altamente instabile e caratterizzato - proprio in adiacenza al sito della cava - da gravissimi fenomeni franosi in atto (per la messa in sicurezza dei quali sono in corso appalti miliardari a carico della Provincia di Genova), l'attività di escavazione, che di per sé implica pesanti e reiterate sollecitazioni (esplosioni, frane e cadute di materiale ecc.) va certamente in direzione opposta ad un'azione (urgente e necessaria) di bonifica e recupero ambientale.

           2) Le profonde alterazioni indotte sulla morfologia del territorio montano in questo particolare punto della val Varenna (corrispondente alla strozzatura trasversale che da P.ta del Corno, a ponente, collega a Rocca Fumella a levante) sono, a detta di molti osservatori, causa di gravi alterazioni del clima di Pegli.

           3) In ogni caso, la presenza di cave (e qui il discorso andrebbe allargato alle altre due, di Chiesino e Pian di Carlo ed alle non rosee prospettive che si profilano a seguito della loro dismissione) costituisce motivo di degrado ambientale e paesistico; tanto più grave e inaccettabile, considerati i notevolissimi valori in gioco che fanno di questa valle (sempre stata cara ai Pegliesi, come un loro vero e proprio parco) una grande e preziosa risorsa, un bene da difendere ad ogni costo e contro qualsiasi minaccia.

           4) La viabilità a servizio della valle, per le sue stesse caratteristiche, non è assolutamente atta a sopportare il traffico pesante indotto dalle cave. Come abbiamo a suo tempo ripetutamente denunciato, non è più oltre tollerabile che su una strada dove vige il limite di portata di 24 t (non solo sui ponti ma sull'intero percorso) transitino mezzi di 40 t ed oltre, con frequenze di 30 e più passaggi al giorno. Il rischio per i pedoni e i mezzi che si trovano a percorrere la strada è elevatissimo e non si contano i danni provocati negli anni, tra frane e cedimenti di strutture e opere di sostegno - tutti sistematicamente pagati dal Comune.

           5) Infine ma non ultimo, vi è da registrare l'alto livello di inquinamento provocato dall'attività di frantoio svolta dalla cava. Si tratta (oltre che del rumore) dell'emissione incontrollata di polveri che, data la composizione mineralogica del materiale trattato (appartenente al gruppo delle ofioliti o rocce verdi) potrebbero contenere anche amianto, ed in ogni caso rappresentano una seria minaccia alla salute degli abitanti ed un fattore di grave compromissione dell'ambiente. A seguito di nostro esposto in data 18.11.02, l'Ufficio Tutela Ambiente del Comune di Genova con lettera prot.n.1482 del 21.01.03 ha ordinato alla ASL 3 e all'Arpal (tramite la Provincia) di procedere ai rilievi del caso e alle conseguenti misure restrittive. Al riguardo nulla ancora risulta e di fatto l'attività prosegue incontrollata.

           Tutto ciò considerato, gli scriventi chiedono a codesto Consiglio di impegnarsi a fianco dei Comitati in una decisa azione di protesta volta a sensibilizzare l'opinione pubblica, da un lato, e a sollecitare una chiara e ferma presa di posizione da parte della C.A., che preluda a una definitiva soluzione del problema. Gli scriventi propongono di organizzare una pubblica assemblea chiamando le Amministrazioni comunale e regionale (competente, quest'ultima, per l'esercizio dell'attività di cava) ad un confronto sul tema. A tal fine può risultare utile un incontro preliminare con la Commissione da Lei coordinata, da tenersi nella sede circoscrizionale di Pegli in data da definirsi.

           Grazie dell'attenzione, distinti saluti

           Il Comitato per la Difesa di Pegli

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