Il nostro Comitato, in accordo con i Comitati di val Varenna e di Multedo,
ha formulato le proprie osservazioni alla variante al Piano Cave, con una
dura presa di posizione contro la decisione inerente la cava di Tana dei
Banditi in località Carpenara (val Varenna), per la quale la Regione ha
pensato bene di eliminare tutte le restrizioni che faticosamente eravamo
riusciti a imporre nel 2000 all'atto dell'approvazione del vigente Piano. La
nostra opposizione si motiva sui noti problemi di compatibilità ambientale e
paesistica (la cava è compresa in un SIC ovvero "sito di interesse
comunitario" ed è soggetta a vincolo paesistico), di stabilità sotto il
profilo geologico (è compresa in zona altamente franosa ed è soggetta a
vincolo idrogeologico), di salvaguardia della salute pubblica (rischio
amianto conclamato) e, infine, di sicurezza e idoneità della viabilità (la
strada, che è molto stretta e tortuosa, è anche soggetta al limite di
portata di 24 tonnellate, contro le 40-45 dei mezzi delle cave). Tutti
questi argomenti, che si auspica verranno presi in considerazione nella
prossima discussione nelle competenti Commissioni Consiliari, sono
sviluppati nel documento che riportiamo qui di seguito nel dossier sulle
cave.
|
Cava Tana dei Banditi (13 GE) - Val Varenna (Genova Pegli)
Genova, 10 novembre 2006
Alla Regione Liguria
Assessorato alle Attività Produttive
Assessorato all'Urbanistica
Al Presidente del Consiglio Regionale
Commissione Attività Produttive
Commissione Urbanistica
oggetto: Osservazioni alla variante al P.T.R.A.C. (delibera G. R. n. 666 del 25 giugno 2004)
In relazione alla variante in oggetto i sottoscritti Comitati espongono quanto segue.
Premesso che:
1) Vincolo paesistico-ambientale (D. Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42)
La cava Tana dei Banditi (13 GE) è compresa in zona soggetta a vincolo paesistico-ambientale in
quanto caratterizzata da copertura boschiva di pregio (castagneto a ceduo e a fustaia) e da
emergenze geo-morfologiche costituite da caratteristici affioramenti rocciosi (ofiolitici o "pietre
verdi"), specialmente manifesti nella parte nord-orientale dell'area di escavazione, lungo la dorsale
che da Punta del Corno scende a Costa Colletta e Rocca (o Tana) dei Banditi per proseguire, nel
versante opposto della valle, a Rocca Fumella.
2) Sito di Interesse Comunitario IT 1331501
Ricade inoltre all'interno del S. I. C. IT 1331501 "Praglia - Pracaban - Monte Leco - Punta
Martin", come tale individuato per i rilevanti pregi naturalistici presenti.
3) Vincolo idrogeologico (L. R. n. 4/1999) - rischio frana
In considerazione della conclamata instabilità geologica della valle (cfr. in proposito il Piano di
Bacino del Varenna, che fissa al 90% la percentuale di superficie a rischio frana), la cava è in zona
soggetta a vincolo per scopi idrogeologici. Nella parte sud-occidentale la cava è interessata da
persistenti fenomeni franosi, con ogni evidenza collegati alla contigua frana di rio Taggin. Questa,
tra le più estese registrate in ambito provinciale, è tuttora interessata da ingenti lavori appaltati dalla
Provincia per la bonifica e la messa in sicurezza. La nuova perimetrazione della variante, in
riduzione da questo lato, è per l'appunto rivolta ad escludere l'area soggetta a frana dai limiti
dell'escavazione. Resta comunque la stretta contiguità tra le due.
4) Rischio amianto e polveri sottili
La cava è compresa nell'elenco delle 31 cave a rischio amianto predisposto dalla Regione Liguria
per la salvaguardia della salute pubblica. E' stata confermata la presenza di amianto, per altro non
inaspettata data la natura dei materiali (si parla di prevalenza di gabbri o diabasi ma non si possono
escludere altre ofiolitiche e tra queste il serpentino, molto diffuso in zona), ufficialmente "entro
norma" ma oggettivamente preoccupante data l'assenza di un sistematico e costante monitoraggio
eseguito da soggetti responsabili e competenti - e soprattutto estranei agli interessi degli operatori.
In cava è presente un impianto di frantoio per la produzione di inerte da calcestruzzi (ghiaia di
granulometria varia). Le polveri che ne derivano in quantità notevole vengono disperse in un ampio
raggio all'intorno, con grave danno all'ambiente boschivo e disagio alla popolazione residente nelle
località coinvolte di Carpenara e Molinuccio (circa sessanta famiglie complessivamente).
5) Viabilità inadeguata, incolumità pubblica a rischio
Le caratteristiche della viabilità di accesso alla cava (strada comunale per San Carlo di Cese) sono
oggettivamente inidonee al traffico dei mezzi pesanti, infatti sull'intero percorso vige il limite di
portata di 24 t e il limite di velocità di 30 km/h. I mezzi della cava, che hanno portata lorda a pieno
carico di non meno del doppio (40 t e oltre), transitano tuttavia grazie ad autorizzazioni in deroga
che il Comune rinnova sistematicamente ormai da almeno venti anni, avallando uno stato di
illegittimità che espone gli amministratori a gravi responsabilità personali. Tutto questo è
confermato dagli incidenti anche gravi alle persone (mortali in più di un caso) e dai numerosi danni
ai manufatti stradali intervenuti nel corso degli ultimi anni.
Considerato che:
- quanto riportato al punto 5) ha costituito motivo, in passato come anche più recentemente,
per osservazioni negative formulate dal Comune di Genova, per competenza, nell'ambito di
procedure per l'approvazione di atti della Regione Liguria volti ad ampliare e/o proseguire
l'attività della cava. In particolare, il problema della viabilità è alla base delle osservazioni
formulate dal Comune di Genova che, con delibera C. C. n. 10 dell'8 febbraio 2005,
esprime parere contrario alla variante, subordinandone l'accoglimento alla condizione
che si realizzi il presupposto della soluzione del problema della viabilità della valle.
Analogamente, anche la Provincia di Genova ha espresso parere contrario, ponendo la
condizione dell'adeguamento dell'accessibilità viaria.
- quanto riportato ai punti 1) 2) e 3), con riferimento più specifico agli aspetti paesistico-
ambientali, ha costituito fondato motivo per la formulazione del regime restrittivo imposto
alla cava dal vigente Piano Cave - formulazione che si richiama qui di seguito citando
testualmente la norma di cui trattasi:
"Un eventuale ampliamento della cava come previsto dalla normativa di Piano dovrà porsi
come obiettivo non solo la più razionale coltivazione del materiale di cava con riguardo ai
risultati economici produttivi ma anche la riqualificazione della cava sotto il profilo
paesaggistico - ambientale. A tal fine il piano di coltivazione e il programma dei lavori
dovranno prevedere l'avanzamento del fronte di cava secondo direttrici di minor impatto, il
progressivo recupero delle aree oggetto di escavazione, la sistemazione delle aree dismesse,
nonché un ridimensionamento delle caratteristiche dimensionale dei gradoni, al fine di
agevolare l'opera di recupero dell'area di cava. La classificazione come cava di Tipo D è da
intendersi come "speciale" in quanto eventuali ampliamenti del fronte di escavazione sono
finalizzati in modo esclusivo alla definitiva sistemazione paesistico-ambientale della cava.
L'eventuale ampliamento della cava dovrà prevedere il mantenimento - per quanto non
ancora compromesso allo stato attuale - della linea di crinale della dorsale a levante
dell'attuale fronte di scavo, che collega costa Colletta alla cappella San Bernardo, nonché la
salvaguardia della quota 400 mt. s.l.m. in prossimità dell'emergenza di "Rocca Bandita".
Quanto sopra premesso e considerato, muovono le seguenti osservazioni:
Dal momento che dall'approvazione del vigente Piano Cave ad oggi non sono intervenuti
elementi di novità ed anzi persistono e si confermano le su esposte circostanze - semmai
ulteriormente aggravate, come nel caso dell'incolumità e della salute delle persone -, non si vede
ragione per adottare una variante come quella proposta, che passa la cava da tipo "D" a tipo "B"
prolungandone l'attività indefinitamente e cancellando ogni limite o restrizione all'escavazione.
Al contrario, poiché gli operatori negli ultimi 7 anni avrebbero dovuto portare a termine una
escavazione finalizzata esclusivamente alla ricomposizione dei fronti, in base ad un criterio di
salvaguardia paesistico-ambientale, e non lo hanno fatto, con ciò disattendendo clamorosamente la
lettera e lo spirito della norma di Piano, è nostro fermo parere che oggi si debba finalmente prendere
atto della gravità della situazione sia sotto il profilo paesistico-ambientale, sia sotto l'aspetto viario,
della sicurezza e della salute delle persone, per arrivare, entro il più breve termine possibile, alla
definitiva cessazione dell'attività.
Pertanto, confortati anche della posizione in merito espressa dal Consiglio di Circoscrizione
VII Ponente e dal Comune di Genova, formuliamo l'auspicio che in sede di Consiglio, attraverso
l'esame delle competenti Commissioni, si rigetti la variante proposta rivedendone gli indirizzi alla
luce di quanto sopra esposto.
Ringraziando dell'attenzione, inviamo distinti saluti
Comitato per la Difesa di Pegli
(il Presidente Paolo Cevini)
Comitato Val Varenna
(il Presidente Elio Bottaro)
Comitato di Multedo
(la Presidente Mara Michelini)
|