Progetto Piano, incontro pubblico con il Presidente della Provincia
Nella serata di Lunedì 26 Marzo u.s. si è tenuto a Pegli, nel salone dell'Hotel Méditerranée, un incontro pubblico tra
i Comitati e le Associazioni di Pegli, Pegli Lido, Varenna e Multedo ed il Presidente della Provincia di Genova,
Alessandro Repetto, sul tema: "Affresco dell'architetto Piano - ricadute su Pegli e Multedo".
L'incontro, straordinariamente affollato, ha visto introdurre il tema Paolo Cevini, che a nome dei Comitati e delle
Associazioni rappresentate, ha illustrato il progetto dell'architetto Piano (rendendo conto anche delle progressive
modificazioni dell'impianto originale del progetto) ed ha quindi introdotto le molte ed articolate ragioni della ferma
opposizione degli abitanti di Pegli e Multedo ad un progetto che aggiunge oggi al danno di una nuova mastodontica
piattaforma container davanti a Pegli (al posto dell'attuale aeroporto) una beffa sonora: il porto turistico, previsto in
origine, ha lasciato il posto, nella presente edizione del progetto, ad uno scalo petrolchimico, mentre un nuovo
scalo idrocarburi si conferma anche in testa alla nuova piattaforma container.
I successivi interventi dei rappresentanti i Comitati e le Associazioni (Mara Michelini, Giuseppe Manni, Bruno
Marcenaro, Gherardo Rapallo, Franco Galbo e altri) hanno puntualizzato la situazione, ritenendo unanimemente
inaccettabile per Pegli e Multedo che l'espansione degli spazi portuali imputi sempre a questa parte della città un
prezzo così elevato, non solo in termini paesaggistici ma anche in termini di salute e sicurezza dei cittadini. La
faraonica piattaforma container prevista al posto dell'attuale aeroporto (che a sua volta verrà riedificato più lontano
dalla costa su di una gigantesca isola artificiale) non è, ovviamente, solo un brutto luogo fisico dove collocare
migliaia di container.
Le logiche di funzionamento di una portualità efficiente impongono che i container vadano movimentati. E molto
alla svelta. Ad oggi non esiste una risposta credibile su come si possa realizzare nel nuovo scalo previsto dall'
"Affresco Piano" una efficiente movimentazione. Non su gomma (autotreni), a meno di non voler invadere di mezzi
le già congestionate arterie del ponente genovese. Non su rotaia, nel momento in cui da più parti si guarda alla
stazione di Sestri Ponente (la più prossima alla nuova piattaforma container) come ad una stazione di
metropolitana a cielo aperto, spostando a monte il restante traffico ferroviario. Non attraverso il mitico terzo valico
ferroviario, altra opera faraonica che, se mai verrà realizzata, non potrà raggiungere in modo dedicato e diretto la
nuova area portuale ( senza citare il mancato pieno sfruttamento corrente delle potenzialità dei valichi ferroviari già
esistenti).
Nel mentre si prefigura di realizzare tali "grandi opere" il Porto Petroli di Multedo resta al suo posto, con tutto il suo
carico di insicurezza e pericolosità, a breve ed a lungo termine. Non solo. Come va ribadito, nell'ultima versione del
progetto gli idrocarburi trovano nuovi spazi anche a scapito di quell'approdo turistico (a ponente) che Comitati ed
Associazioni avevano ritenuto "compatibile" con le esigenze della comunità locale, e non resta disponibile (a
levante) per un'eventuale, futura espansione (e parziale rilocalizzazione) dei Cantieri di Sestri.
Forte, ma ad oggi inascoltata, la richiesta di uno scalo petrolifero strettamente limitato alle piattaforme off-shore, le
sole che potrebbero mantenere le navi lontane dalle case (se non fosse che tale tipologia di approdo risulta più
costosa, e quindi sgradita, agli armatori).
Infine il petrolchimico. Fin qui le Amministrazioni (Comune in testa) si sono sistematicamente sottratte alle loro
responsabilità, eludendo di fatto un tema così urgente e scottante per la salute e la sicurezza di migliaia di abitanti.
Al contrario, i nuovi eletti dovranno darsi da fare per individuare soluzioni che, assicurate le debite garanzie per i
lavoratori, sollevino finalmente gli abitanti dall'intollerabile situazione di rischio cui sono sottoposti quotidianamente.
Stato di rischio che è anche d'ostacolo ad una prospettiva di riqualificazione che passi attraverso il recupero di
aree industriali abbandonate (ex Fonderie), intesa come occasione per un vasto processo di rigenerazione urbana.
Ben modeste, in ultima analisi, le ricadute economiche sul territorio: il piatto delle grandi opere (scavi, riempimenti
a fronte dell'allocazione del materiale di risulta delle grandi infrastrutture, edificazioni) è certamente ricchissimo per
i pochi operatori, non necessariamente locali, che vi metteranno mano; purtroppo, a lavori conclusi, un certo tipo di
portualità pretenderà grandissimi spazi ma richiederà pochissimi lavoratori. Nessun vantaggio, infine, sul piano
delle accise doganali derivanti dai nuovi traffici, posto che il 98% di tali introiti confluirà nelle casse del governo
centrale.
Un progetto quindi, quello di Renzo Piano, intriso di suggestioni grafiche e circondato da un'aura di consenso
mediatico (criticarlo appariva forse come parlar male della Nazionale dopo i recenti mondiali) ma poco calato nel
reale, tracciato da chi si è mosso sulla base di presupposti di "capacità economica infinita" (dove trovare i molti
miliardi di euro per tali opere?), fornendo ipotesi di risposte a lunghissimo termine ad esigenze correnti,
trascurando modelli di sviluppo sostenibile e rispettoso dei vincoli oggettivi del nostro territorio, arroccato tra mare
ed Appennino, e delle esigenze delle comunità che vi risiedono.
Poste tali premesse, il presidente Repetto ha illustrato la posizione maturata dalla sua Amministrazione, non
nascondendo una certa insofferenza verso l'impostazione tecnocratica che sembra aver ispirato il percorso di
variante al Piano Regolatore Portuale, ed ha riaffermato di avere consapevolmente voluto apporre la sua firma solo
sul protocollo di intesa, e non anche sulla delibera di approvazione degli elaborati progettuali, che non avrebbe
consentito successive modificazione e/o integrazioni, anche a fronte delle sue personali perplessità rispetto ad un
progetto che vedrà la luce in quasi un quarto di secolo, a fronte di un formidabile impegno finanziario.
Comitati ed Associazioni hanno preso atto delle aperture del Presidente, come pure del metodo democratico e
consultivo dallo stesso ad oggi adottato attraverso un percorso che ha visto impegnato il Consiglio in un serrato
confronto con tutti i soggetti coinvolti, non ultimi i Comitati locali. Ugualmente apprezzabile l'indicazione del
Presidente rispetto all'opportunità di dare attuazione al vecchio Piano Regolatore Portuale
Da parte di tutti viene tuttavia ribadita con fermezza la necessità di mantenere alto il livello di attenzione, affinché il
rimando a confronti e tavoli tecnici, futuri e futuribili, del dispiegamento del progetto Piano non rappresenti solo un
modo per stemperare le tensioni correnti, per poi ribadire, al più diluendo nel tempo il percorso, decisioni nei fatti
già assunte.
(M.P.)
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