Incontro con il Sindaco sui problemi di Multedo: relazione introduttiva
(Paolo Cevini)
Mentre celebriamo Genova 2004 capitale europea della cultura, non possiamo
dimenticare un altro triste primato, quello di Multedo capitale europea del rischio.
Multedo è una delle aree a più elevata concentrazione di rischio in Europa. Davanti a
questa drammatica evidenza il problema è: che fare. Che fare per superare una
situazione che d'altra parte non si può continuare a pensare di tamponare con
interventi palliativi, tanto meno con piani di sicurezza che, comunicati ai cittadini nei
modi di legge, suonano come un minaccioso avvertimento, rendendo tangibile e
manifesto il pericolo di calamità incombenti.
E' ben vero che attorno al porto petroli ruotano interessi e strategie che
travalicano le competenze degli enti locali, ma è anche vero che nella dialettica che
oppone alle sacrosante esigenze degli abitanti gli interessi (per il loro verso legittimi)
degli operatori portuali, il Comune non può ritagliarsi un ruolo neutrale, da
spettatore. Non è forse del Comune il compito istituzionale di salvaguardare
benessere e sicurezza dei propri cittadini? Avremmo assai gradito che qualcuno - da
una autorevole posizione istituzionale - replicasse al signor Zara quando costui, con
la protervia di chi è (o si ritiene) più forte, ha reiteratamente avvertito: "Il porto
petroli non si tocca, giù le mani dal porto petroli!". Noi che siamo più cauti ed anche
rispettosi delle ragioni altrui, non abbiamo mai preteso di cancellare il porto petroli
con un colpo di spugna. Solo abbiamo chiesto e chiediamo a chi dovrebbe
rappresentarci e tutelarci di impegnarsi seriamente nella verifica di fondate ipotesi di
de-localizzazione (per altro in passato, già ampiamente esplorate...). Non si dica:
non si può, non ci sono i soldi. L'esperienza insegna che i soldi, quando maturano le
condizioni, sono solo il minore dei problemi. Piuttosto è un problema di volontà, di
scelte politiche, e come tale va affrontato. Noi su questo chiediamo un impegno.
Chiediamo che il Sindaco si impegni a promuovere un confronto con tutti i soggetti
coinvolti (istituzionali, pubblici e privati), sottoponendo loro un'istanza politica
espressione, per una volta, della società civile (e il Sindaco è ben titolato a farlo), e
non delle forze politiche organizzate nei partiti. Questi ultimi hanno infatti deluso le
aspettative della gente o almeno non vi hanno corrisposto a dovere. Per chi abbia
occhi per vedere e testa per pensare, non è difficile trarre un bilancio degli ultimi
vent'anni. C'è stato un momento, sul finire degli anni Ottanta, in cui l'azione
amministrativa veniva prefigurando una reale inversione di tendenza rispetto alle
tante scelte sbagliate in questa parte della città, ponendo un obiettivo di riscatto e
"risarcimento" che - strano a dirsi - è lo stesso che pone oggi, dopo quattordici anni,
Renzo Piano presentando il progetto Erzelli. Ed è per lo meno sospetto che venga
salutato con entusiasmo proprio da coloro che non esitarono allora ad affossare
Signorini e il suo P.T.C., liquidandolo come un sogno pericoloso, un'utopia
irrealizzabile.
Ma così è fatta questa città, e costoro sono gli stessi che con becero e cinico
pragmatismo sono pronti a sostenere la tesi della ineluttabilità del polo petrolifero e
petrolchimico a Multedo.
Ma non è così. Noi non crediamo affatto a questa tesi. La realtà del porto
petroli non è ineluttabile, non sta scritta in qualche libro del destino: solo dipende
dalla nostra volontà. Potrà anche sembrare una battaglia persa ma non per questo non
merita di essere combattuta. E chiediamo al nostro Sindaco di essere con noi: come?
Si impegni a portare l'istanza di de-localizzazione del polo petrolifero e
petrolchimico al tavolo di una trattativa nazionale, cercando su questo l'alleanza
della Provincia e della Regione. Nel contempo, in totale autonomia, predisponga le
necessarie condizioni in termini urbanistici. E' in atto un percorso - recentemente
inaugurato - di revisione dello strumento urbanistico generale, e ciò anche a seguito
del vizio di legittimità (o presunto tale) evidenziato dalla recente sentenza del
Consiglio di Stato sul "caso" Multedo - ricorso PAM. Sia dunque l'occasione per
rimuovere definitivamente l'ipotesi di un distripark alimentare nell'area delle ex
Fonderie di Multedo - così come previsto dal P. R. portuale. Il distripark
comporterebbe infatti la conversione in area portuale a tutti gli effetti, di un'area che
potrebbe-dovrebbe diventare parte integrante del quartiere e della città,
rappresentando una risorsa decisiva per la riqualificazione di un vasto ambito del
Ponente. Riqualificazione che, insisto, deve tuttavia passare attraverso
l'allontanamento del porto petroli e del polo petrolchimico, con la riconversione
dello specchio acqueo e delle aree a terra per usi civili: strutture ricettive, portualità
turistica (base nautica, Yacht Club Italiano), residenza, servizi (tra cui, importante, il
mercato del pesce), piccola cantieristica, aree verdi e attrezzature sportive (sport del
mare). Altro che riparazioni navali, come da qualche parte si ventila! Si può capire il
punto di vista di chi, in una prospettiva "Genova-centrica", propone di sgomberare il
fronte a mare dal Duca degli Abruzzi fino alla Fiera per convertirlo a usi turistici...,
capisco un po' meno, da pegliese, che lo scotto lo si debba pagare - come al solito -
noi del Ponente.
Vede, signor Sindaco, uno dei problemi di questa città è la situazione di grave
squilibrio che (storicamente) l'affligge. E' secolare la tendenza a riversare di là della
Lanterna le funzioni più ignobili e reiette che danno fastidio, generano disagio e
inducono degrado - riservando al Levante le funzioni di rango, che viceversa
qualificano e valorizzano. Se non ha senso fare il processo alla storia, ciò che si può
e si deve fare - visto che storicizzando il fenomeno ne abbiamo maturato la
consapevolezza - è orientare la nostra azione per invertirla, questa tendenza. E non è
barcamenandosi sul porto petroli o accettando l'inceneritore a Scarpino, non è
tollerando il massacro ambientale della val Varenna o il degrado ormai estremo dei
parchi e delle ville di Pegli: invertire la tendenza significa impostare un programma
concertato per la de-localizzazione del polo petrolifero e petrolchimico,
riqualificando e riconquistando alla città il fronte a mare e le aree a terra delle ex
Fonderie. Significa creare i presupposti (sempre con riferimento alla sfera autonoma
delle scelte urbanistiche comunali) per un recupero ed una valorizzazione delle aree a
monte (anche queste strategiche) di Fondega Sud e di villa Pignone Chiesa.
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