Il fronte a mare di Pegli - Il punto su Multedo
Nonostante le pesanti trasformazioni intervenute nel dopoguerra, Pegli
conserva tuttora caratteri di pregio (l'affaccio a mare, con la passeggiata, i musei e le
ville, uno straordinario retroterra ecc.), che è nostro interesse (e non solo nostro,
naturalmente) salvaguardare ed anzi valorizzare. Ogni prospettiva in tal senso è
tuttavia minacciata e in parte compromessa dall'incombere di pesanti fattori di
rischio e degrado. Il riferimento è al porto petroli ed al polo petrolchimico a levante
(Multedo), e al porto commerciale di Prà-Voltri a ponente (Lido).
A ponente, all'avanzare del degrado indotto dalle strutture portuali potrà
porre un argine il nuovo porto turistico. Noi abbiamo da sempre sostenuto la
necessità di promuovere un'iniziativa di tal genere, e siamo del tutto favorevoli alla
formula del porto privato, quando questo garantisca l'apertura al pubblico di spazi
pedonali, verdi e relative strutture (passeggiata ecc.), ma contrari a interventi di
eccessivo impatto, tali da pregiudicare la libera e aperta fruibilità del fronte a mare,
ovvero da compromettere gli equilibri paesistico-ambientali - di particolare pregio
nella zona del Risveglio.
D'altra parte, abbiamo più volte manifestato la nostra contrarietà al dilagare
di quell'estesa privatizzazione di fatto che accompagna il fenomeno della cosiddetta
"nautica sociale": un eufemismo, questo, che spesso descrive in realtà scenari
improntati all'abusivismo, alla precarietà, al privilegio di alcuni a danno dei più e che
- a dispetto delle barche ricche ed importanti che non mancano accanto a gozzi e
gommoni, e convivono con baracche, scali e banchine "fai da te" - comunica
un'immagine di miseria culturale, negligenza amministrativa e disordine che non
onora affatto la nostra città.
Per quanto riguarda il fronte a levante (Multedo), il mese scorso il sindaco
Pericu ha pubblicamente assunto l'impegno a perseguire, d'intesa con le altre
istituzioni, lo spostamento del porto petroli e del polo petrolchimico, volgendo in atti
amministrativi le previsioni, già da tempo allo studio, di delocalizzazione in ambito
portuale (a mare del bacino di Sampierdarena?). Non solo, quel che è più importante,
il Sindaco si è detto pronto a rivedere le previsioni urbanistiche riguardo alle ex
Fonderie (e più in generale alle aree a terra del polo petrolifero, non esclusa Fondega
Sud), accantonando definitivamente la sciagurata ipotesi del distretto portuale
alimentare che, al contrario di quanto avvenuto a Fiumara, avrebbe consegnato al
porto una risorsa strategica per la riqualificazione del quartiere. E' evidente come su
tutto questo abbiano pesato e pesino fattori inediti, tra cui la recente sentenza del
Consiglio di Stato che, ammettendo in via definitiva il vizio di illegittimità sollevato
dal ricorso PAM (nota catena di grande distribuzione alimentare, proprietaria delle
ex Fonderie), costringe di fatto il Comune a rivedere il proprio strumento urbanistico
(e non solo su Multedo). Bisogna poi considerare l'avvento all'Autorità portuale di
un uomo ("nuovo" di nome e di fatto), che si spera possa inaugurare un nuovo corso
rispetto al predecessore Gallanti. Più in generale, poi, sono gli equilibri politici, che
vedono il centro-sinistra a volte in affanno davanti al "protagonismo" di Biasotti, alle
cui spiazzanti e suggestive "provocazioni" è obiettivamente difficile opporre le
ragioni - ancorché fondate - di una concezione più pragmatica e realistica, e per ciò
stesso assai meno attrattiva (il riferimento è al progetto Piano, fortemente voluto da
Biasotti).
Resta comunque il fatto che qualcosa sta agitando le acque del porto petroli, e
tutto fa ritenere che l'occasione sia matura per rivedere le regole del gioco. Il
riferimento è agli accordi tra i partiti che reggono le sorti della città e le società
petrolifere: questi accordi, che si basavano su certe premesse (non ultima la "pace"
sociale nei quartieri), oggi non sono più attuali e vanno riformulati prendendo atto
delle mutate condizioni "storiche" e della volontà ferma dei cittadini di contrastare
una situazione oggettivamente intollerabile. Intollerabile perché in una città civile -
che si fregia del titolo di "capitale europea della cultura" - non è tollerabile che gli
abitanti vivano con le bombe del petrolchimico innescate sotto casa, con i miasmi
letali alle finestre, sotto minaccia quotidiana di calamità (e non si esagera, si badi,
perché è al rischio incombente e concreto di calamità che fa esplicito riferimento il
manuale della sicurezza diramato alla popolazione per obbligo di legge).
In questo anno 2004, che vede Genova capitale, la città deve ritornare
protagonista nel disegno del proprio futuro. La conferenza strategica avviata dal
Sindaco nel 2000 è solo un ricordo, se ne è spenta la carica ideale e si sono perduti di
vista quegli obiettivi che pure erano stati conclamati, primo fra tutti il riequilibrio
della città, il riscatto di sue parti troppo a lungo reiette e dimenticate. E' importante
riprendere l'iniziativa. Non si tratta di penalizzare il porto, anzi. Si tratta solo di
restituire alla città un fronte d'acqua obiettivamente ormai non più funzionale al
porto, da quando le circostanze sopra richiamate hanno definitivamente cancellato
l'ipotesi del distripark alimentare. Che se ne fa il porto di qualche centinaio di metri
di banchina stretta tra Pegli, i cantieri e l'aeroporto, del tutto avulsa dal resto, senza
retroterra e fortemente carente dal punto di vista dei collegamenti infrastrutturali?
L'occasione dunque è quella di Multedo. Su Multedo, a partire da Multedo,
noi sollecitiamo uno sforzo comune per un grande progetto che non deve più oltre
ritardare: un progetto di riqualificazione che, passando dall'allontanamento del porto
petroli e del polo petrolchimico, punti alla riconversione dello specchio acqueo e
delle aree a terra per usi civili: strutture ricettive, portualità turistica (base nautica
con cantieristica minore, sede dello Yacht Club Italiano, porto peschereccio),
residenza, servizi, aree verdi. Tutto questo, naturalmente, in una prospettiva futura.
Ma per assecondare un processo necessariamente di lungo termine, a breve si dovrà
traguardare la riconversione dei moli e delle banchine di ponente (in fase di
dismissione per la programmata contrazione dello scalo petrolifero) a polo della
pesca, comprendente il mercato del pesce e un approdo per pescherecci.
Negli ultimi anni si sono prospettate diverse ipotesi circa la localizzazione del
nuovo mercato del pesce. Si è parlato - a proposito e a sproposito - di Bolzaneto e di
altre soluzioni - tutte sistematicamente lontane dal mare e dalla banchina. Anche
l'ipotesi più recente - quella che fino a ieri sembrava cosa fatta, basata sulla
previsione di una sede da ricavarsi sotto il ponte elicoidale - si uniformava a questo
criterio. Ma a parte l'evidente inadeguatezza di una tale soluzione, palesemente di
corto respiro, stanti le previsioni di piano che coinvolgono la zona in una radicale
trasformazione (tunnel sub-portuale, riforma della viabilità di accesso al porto e
all'autostrada ecc.), occorre invece ribadire una verità fondamentale, che è la
seguente: se per certi versi il mercato può anche stare lontano dal mare, visto che
gran parte del pescato arriva per via aerea o su gomma, per altri versi è innegabile (lo
confermano senza esitazione gli operatori) che la collocazione in banchina, in
collegamento con lo scalo specialistico adeguatamente attrezzato, costituirebbe un
importante fattore di incentivazione del settore o meglio, della componente
produttiva di un settore che non vive di solo commercio. Un mercato in banchina,
adiacente ad un porto peschereccio, sarebbe in grado di concentrare su Genova la
flotta attualmente dispersa e precariamente servita da scali non attrezzati,
incentivando ed esaltando un potenziale produttivo in oggi mortificato e depresso a
causa di gravi carenze strutturali e logistiche. Naturalmente da una tale sinergia
trarrebbe a sua volta vantaggio la componente commerciale, che potrebbe finalmente
avvalersi di una grande ed efficiente struttura in grado di realizzare le necessarie
economie di scala e di indurre significative ricadute, in definitiva, sull'economia
complessiva della città e della regione.
Per i Comitati e le Associazioni di Pegli, il Presidente del Comitato Difesa di
Pegli
(Paolo Cevini)
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