A proposito di musei: Museo Navale, Museo del Mare o Museo della Città?
Paolo Cevini*
Non sfugge l'importanza che il piano di riordino dei civici musei oggi al vaglio del Comune -
in misura non secondaria rispetto ad altri impegni come il rilancio del porto,
il recupero del centro antico ecc. -
può avere per il futuro della città,
in vista tra l'altro di scadenze come il G8 e l'appuntamento del 2004,
in grado di proiettare Genova su una ribalta internazionale.
Le questioni sollevate dal piano sono parecchie e notevoli.
La stessa partizione in tre "poli" museali -
"del mare e dell'avventura",
di via Garibaldi e di Nervi:
con l'esclusione,
che non va taciuta,
di Pegli - sembra ispirarsi piuttosto (si vedano i tagli del Chiossone, del Sant'Agostino e del Navale di Pegli)
all'obiettivo di ridurre e concentrare, con un occhio alla gestione,
mentre dall'altra parte si delineano investimenti mirati ad una politica di promozione turistica e d'immagine.
In questo senso, se il nuovo museo al Galata è davvero una chance per un futuro di città d'arte e di turismo,
allora non sarà inutile aprire, sull'argomento, un confronto con la città.
Un punto di partenza va individuato nel rapporto con il Navale di Pegli,
da cui la nuova struttura dovrebbe -
almeno nei propositi ventilati -
mutuare gran parte del patrimonio.
Vecchio nella comunicazione,
che privilegia un ordinamento sistematico per tematismi e periodi storici,
il Navale è vecchio nei contenuti, intesi come sono a celebrare le glorie di Genova sul mare -
dall'epopea dei Doria a quella della moderna cantieristica e delle navi da crociera,
non tralasciando la lunga stagione delle scoperte e delle esplorazioni geografiche.
Rispetto a tutto ciò, il nuovo museo dovrà porsi come qualcosa di diverso.
Diverso nella comunicazione, certo, ma anche nel programma.
Esso dovrà soprattutto guardare alla città:
questa città di Genova che sul mare ha fondato il proprio statuto e dal mare ha tratto la propria ragion d'essere.
Un discorso museale sul mare, sempreché voglia davvero superare la visione coerente ma un po' datata del Navale,
non potrà eludere la città, dovrà anzi eleggerla a tema centrale. Non museo "del Mare", perciò, ma "del Mare e della Città":
museo di una città sul mare, museo di Genova.
Non è una questione nominalistica:
se questo museo dovrà essere - in coerenza con gli obiettivi su accennati - il luogo deputato del turismo cittadino,
dove Genova si manifesta e si rivela,
fornendo al visitatore le chiavi di conoscenza in ordine agli aspetti propri della sua cultura e identità
(la storia urbana anzitutto, l'arte, l'architettura, i palazzi e poi il porto, la Ripa e finalmente il mare, il suo mare),
allora occorrerà che alla dimensione marittima e portuale propria di un museo del mare letteralmente inteso,
sia intimamente collegata la dimensione urbana.
In senso organizzativo e logistico, tale ipotesi è traducibile nella formula di una struttura museale integrata,
con due sedi coordinate e complementari: quella di Pegli e quella del Porto Antico.
Alla prima si confermerebbe il profilo specialistico del "navale",
con un prevalente indirizzo di storia della marineria (per il quale già vanta solida fama internazionale) integrato dal tema doriano
(presente ma da potenziare, dato lo straordinario rilievo della presenza dei Doria a Pegli,
che si riassume nella villa Centurione Doria con il bosco ed il lago alessiano,
nel palazzo Doria alla Marina e nel complesso agostiniano delle Grazie).
La seconda dovrebbe assumere il profilo che si è detto, naturalmente orientato,
per l'evidente sinergia con le altre strutture ludico-culturali presenti nel Porto Antico, ad una fruizione turistica allargata,
propiziata da un indirizzo divulgativo in grado - senza eccedere nelle intemperanze scenografiche di certa disinvolta "museografia" -
di stimolare la curiosità e l'interesse di un vasto pubblico.
(*) architetto, professore di Storia dell'Architettura - Università di Genova
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